Sabato 20 luglio 2024 - Piccolo Museo della Val dei Fàori.
Sabato mattina, puntualissimi tutti, veniamo accolti calorosamente dallo staff degli Ecomusei e da Adriano che sarà il nostro docente nella giornata.
Dopo una breve introduzione storica sulla vita dei "segadòri" e sulle modalità di trasporto del fieno a valle dai campi più alti, veniamo subito introdotti agli strumenti di lavoro: la falce da fieno, tutte le sue componenti, tipologie differenti, misure, e gli strumenti per la manutenzione: l'incudine, il martelletto, la pietra e "il codèr" il portapietra che va allacciato alla cintura dei pantaloni.
Fondamentale la sicurezza!
Si sceglie la lunghezza della falce in base alla struttura del lavorante e si prova subito sull'erba; se non taglia va affilata!
Per l'affilatura con la pietra, conservata nel porta pietra allacciato alla cintura dei pantaloni, si deve fare attenzione ad appoggiare la falce verso monte in modo che non scivoli.
Fare molta attenzione con la pietra e la lama, indossare opportuni guanti è garanzia per evitare tagli. La pietra va passata con attenzione sotto e sopra la lama.
A volte si trovano pietre o legni e, inevitabilmente, la lama viene rovinata.
I prati andrebbero percorsi e controllati attentamente ad inizio primavera togliendo tutto ciò che possa rovinare gli strumenti per il taglio. Anche i mucchi di terra sollevati dalle talpe vanno spianati, potrebbero contenere pietrame più o meno grosso.
Per ripristinare il filo della lama si pianta nel terreno, con leggera inclinazione verso monte, l'incudine per "battere a falce".
Ricordarsi di portare un materiale isolante per non bagnarsi i pantaloni sull'erba umida.
Ci si siede a monte dell'incudine in posizione che permetta di tenere il martelletto perpendicolare all'incudine. La falce va accompagnata, aiutandosi con le gambe, lentamente nella lavorazione del filo, da inizio fino alla punta.
Rigorosa una pausa per la polenta, le falci sono a riposo.